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1) Dizion. 5° Ed. .
ASSO.
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ASSO.
Definiz: Sost. masc. Nome di un solo segno ne' dadi e nelle carte da giuoco.
Probabilmente dal lat. assus nel significato di solo. –
Esempio: Ottim. Comm. Dant. 2, 74: In tre dadi si è tre lo minore numero che vi sia; e' non può venir se non in un modo, cioè quando ciascuno dado viene in asso.
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 51: Io sono attuffato nel mare, io getto i dadi in asso.
Esempio: Pataff.: E quand'io voglio un asso, e' vien duino.
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 2, 7: Sì che fermo 'l guardo 'N un bel re di denari, eccotel tosto Un asso diventar d'ordin diverso, Come dir di mattoni.
Definiz: § I. Asso fermo, e più comunemente Asso fisso, dicesi figuratam. di Colui che è assiduo in un luogo, o che vi sta del continuo. –
Esempio: Not. Malm. 130: Fidecommisso, legato, raccomandato, commesso, che sta sempre in casa a guisa de' fidecommissi; dichiamo anche asso fermo, cioè assiduo.
Esempio: Magal. Lett. scient. 171: S'avvii dritto al muricciuolo che circonda il prato lungo la strada di Firenze, e saltatovi su vi rimanga asso fermo tutto il resto del giorno.
Esempio: Fag. Comm. 3, 23: Quel bel giovane,.... che è lì sempre asso fermo, e mi par che vi osservi, e fissamente vi guardi, non è egli il signor Lelio?
Definiz: § II. Aver l'asso nel ventriglio, detto proverbialmente per Morir di voglia di giocare. –
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 2, 6: Chi nasce ch'abbia l'asso nel ventriglio, Come s'usa di dir de' giucatori, Facciane gran rumori Un padre, e ne percuota, E ne 'mprigioni, e ne diredi il figlio.
Definiz: § III. Cader dal sei nell'asso, vale Cader di buono in cattivo stato. –
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 180: Così dal sei nell'asso Caduto son.
Definiz: § IV. Esser l'asso, dicesi per Esser persona o cosa di grande eccellenza, quasi Esser unico per bontà, utilità, e simili. Ma è modo basso.
Definiz: § V. Gettar peggior che asso, vale Avere la ventura peggiore che aver si possa. –
Esempio: Rim. ant. P. Gual. Lion. 3, 399: Come lo pesce al nasso, Ch'è preso a falsa parte, Son quei ch'a Amor s'addanno, Peggior gettan che l'asso.
Definiz: § VI. Lasciare in asso, vale Lasciare in abbandono, Lasciar solo. –
Esempio: Cecch. Esalt. 4, 12: Il riparo è ch'io mi vadia con Dio, E lasci il vecchio e loro e tutti quanti In asso ed in malora.
Esempio: Salv. Granch. 2, 2: Se voi gridate,.... Vanni, io vi pianterò qui, E lascerovvi in asso.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 1, 5: Donna, che 'l vecchio amante lascia in asso Per acquistarne un nuovo,.... Perde un cappon per guadagnare un uovo.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 387: Il lascio in asso, lo lascio solo, senza compagnia, com'è l'asso nel giuoco, che è la monade.
Esempio: Fag. Rim. 1, 101: Di più sommi abbattuto al gran fracasso Che fassi in fabbricare il gran conclave, Dopo che il papa lascia Roma in asso.
Definiz: § VII. O asso o sei. Modo basso, che vale: O tutto o nulla; trascorrendo cioè agli estremi, sia nel troppo, sia nel poco. –
Esempio: Dav. Tac. 1, 25: Il popolazzo, o asso o sei.
Esempio: Menz. Lett. 15: Io son pronto a farlo, ed anch'io son d'accordo col popolaccio, il quale o asso o sei.
Definiz: § VIII Restare in asso o Rimanere in asso, vale Restare solo, abbandonato, e anche Esser piantato lì da alcuno. –
Esempio: Buonarr. Tanc. 1, 5: Perchè non m'intendendo pigli 'l volo, E io rimanga in asso un bel fagiuolo.
Esempio: Bellin. Bucch. 52: Dove veder come v'acciapinate Per non restar della mia grazia in asso, L'è veramente cosa che dimostra Quanto sia grande la sapienza vostra.